...sul lungofiume virtuale. Tra le vesti, un imbarazzante vento gioioso otturava il mio punto incolmabile, divenuto straripante. Per respirare meglio, tentai di fischiettare, ma non ne ero capace. Rimasi lì, rigonfio di spensieratezza, a osservare estasiato le tre chiare finestre ad arco in mostra sull’altra riva. Ad un tratto qualcuno mi tastò con forza la spalla.
Ne ero sicuro, poteva essere solo lui.
L’ultima volta, in quello stesso luogo, io e Fantasma Specchio avevamo scherzato senza capirci e sulla sua cornice era comparso un piccolo sfregio cavo. Chilometri di tempo erano trascorsi da allora e stavolta il profilo dei tetti oltre torrente rifletteva calore.
Con meraviglia constatai sul suo volto un’inaspettata serietà. Mi scrutava in silenzio, accuratamente, come se volesse fissare con chiarezza nella mente le mie emozioni.
Finalmente le sue labbra si schiusero: “Cos’hai?”, disse. “Sembri infinitamente triste e preoccupato!”
Ero esterrefatto. “Come???” Risposi. “Non sono affatto...” Smorzai controvoglia la mia voce e tacqui. Ecco il punto vuoto espellere tutta la sua contentezza. Il mio respiro si fece meno affannoso. Certo, non sarebbe potuto restare carico a lungo. Le non scalfibili convinzioni altrui lo avrebbero comunque rigettato nella ineluttabile condizione che le è propria, senza possibilità di riscatto. Almeno non avevo esposto le mie parole a facili cenni di falsa comprensione.
Fantasma Solitudine
Ne ero sicuro, poteva essere solo lui.
L’ultima volta, in quello stesso luogo, io e Fantasma Specchio avevamo scherzato senza capirci e sulla sua cornice era comparso un piccolo sfregio cavo. Chilometri di tempo erano trascorsi da allora e stavolta il profilo dei tetti oltre torrente rifletteva calore.
Con meraviglia constatai sul suo volto un’inaspettata serietà. Mi scrutava in silenzio, accuratamente, come se volesse fissare con chiarezza nella mente le mie emozioni.
Finalmente le sue labbra si schiusero: “Cos’hai?”, disse. “Sembri infinitamente triste e preoccupato!”
Ero esterrefatto. “Come???” Risposi. “Non sono affatto...” Smorzai controvoglia la mia voce e tacqui. Ecco il punto vuoto espellere tutta la sua contentezza. Il mio respiro si fece meno affannoso. Certo, non sarebbe potuto restare carico a lungo. Le non scalfibili convinzioni altrui lo avrebbero comunque rigettato nella ineluttabile condizione che le è propria, senza possibilità di riscatto. Almeno non avevo esposto le mie parole a facili cenni di falsa comprensione.
Fantasma Solitudine
6 commenti:
No-one ever knows or loves another.
lasciarsi scrutare non è mai realmente una nostra scelta. dipende dal modo in cui gli altri scelgono di guardarci. la difficoltà sta nell'impedire i loro giudizi. Solitamente sbagliati.
Infatti. è proprio così.
oppure a volte non si sbagliano poi così di tanto, solo che ci piace tanto tenerci sacro e imperscrutabile il nostro guscio in cui inevitabilmente siamo, che se qualcuno minimamente riesce ad incrinarlo, ci sentiamo come salire in testa una fitta di febbre
in generale può darsi.
ma sei sicuro di aver capito il post?
ovviamente di sicuro non so se l'ho capito.
Comunque in generale rispondevo al commento di fabiluna
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