Se ne stavano lì, mimetizzati col bianco intonaco della parete. Ripetevano le formule e le traducevano per vedere se l’aspetto sarebbe cambiato. Piccole frasi, una dopo l’altra, sciorinate dalla schiera a muro di scheletri bene o mal vestiti.
Lingue diverse pronunciavano la sintassi dei concetti impressi sulla lunga lista cartacea.
Il primo della fila verseggiava ad alta voce. Gli altri con foglietto e matita effettuavano la loro conversione e, giunto il loro turno, la sonorizzavano in lingua dissimile.
Sulla parete di fronte, mimetizzati col nero della parete, un’altra schiera di scheletri bene o mal vestiti ascoltava con occhio attento per cogliere le eventuali anomale sfumature provocate dalla traduzione. Le annotavano su un foglietto con la matita e consegnavano poi l’osservazione al supervisore di turno.
Quest’ultimo indossava una tuta sintetica molto colorata e aveva il compito di correggere la traduzione in modo da eliminare lo scarto differenziale tra la strofa originale e la sua riproduzione. Il criterio di modifica non era estetico, ma si basava rigorosamente sulla fedeltà della copia agli effetti determinati dalla frase originaria. Non erano ammesse espressioni ambigue, distorte, poco chiare, dotate di incrostazioni sull’involucro che avrebbero cagionato un margine di variabilità nell’interpretazione.
Una volta terminati i processi di riproduzione ed emendamento, le asserzioni venivano trasportate mediante rulli compressori alla sotterranea stanza di confezionamento dove, mimetizzati tra la ruggine dei macchinari, scheletri bene o mal vestiti appiccicavano le etichette sui pacchi da spedire, suddividendo poi la merce in gruppi a seconda delle convinzioni dei destinatari.
Il messo di latta si occupava di recapitare le molteplici versioni di concetti alle rispettive mete prescelte, cucendole con filo da pesca trasparente sulla pelle cranica degli esemplari. Le persone già contenenti i detti calamitavano naturalmente i loro simili e tentavano di contagiare umani ancora incontaminati costringendoli ad atti di cannibalismo verso frammenti della propria pelle cranica. Ogni sezione di pensiero, raggruppatasi in centri creati appositamente, ripeteva a intermittenza la formula assegnatale e alcuni membri del gruppo erano incaricati di annotare su un foglietto eventuali errori di pronuncia.
Quando un esemplare linguisticamente carente si rendeva colpevole di gravi inesattezze venivano evocati gli scheletri del giudizio che giungevano, bene o mal vestiti, ad impalare il colpevole. Quindi, il Cuoco, che aveva il cappello bianco in ogni sezione del pianeta, crogiolava i resti in un grande pentolone grigio, mimetizzato con le pareti della cucina, per poi nutrirne gli affiliati ed aumentare la loro convinzione.
sabato 3 marzo 2007
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16 commenti:
Sanguineti si sta rivoltando sulla poltrona.
lucrezia nellorgia era il più bello
veramente ci starei provando con una tipa giù lungo il porto
lucrezia nellorgia è la tipa con cui ci sto provando... adesso ve la rimando
sono un dissidente. metto fastidiosamente paletti alla vostra continuità.
dov'è finita la prima parte del b-side? lasciamolo tutto...basta cambiare ogni volta colore...
non si possono mettere commenti al b-side?
...nascondino???!!!!!!!
la prima parte è stata irremediabilmente cancellata.
Ma l'angolo b-side ha tecnicamente un limite di caratteri utilizzabili? Chi già ha un blog blogspot mi dirà.
In effetti l'intenzione iniziale era quella di non suddividere con punteggiature e colori diversi il b-side, ma prima o poi (punto) lo becco e lo infilo lì dove si merita.
I commenti al b-side sarebbero impronunciabili, ma se proprio sentite l'urgenza di dire la vostra il post più vicino al'aggiornamento del b-side va più che bene per rilasciare dichiarazioni.
nascondino? perchè no? chi è che non ci ha mai giocato?
Aiuto arrivano i merovingi!
non vale correggere
minchia, grazie per il coraggio!
punto croce ti spiezzo!
non c'è un commento che c'entri col post!
e allora?
non c'è nessun bush che ce lo vieti!
sadness
piangi piangi
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