domenica 25 febbraio 2007

Nevrosi balistica

Si osservavano le immagini del match Italia-Usa. Specchio della partita, numerosi occhietti vispi, sospiri e smorfie incollate con filo indistruttibile allo schermo.
In un angolo defilato sinistre e buffe figure non capivano nulla di strategie calcistiche e sprecavano energia nell’individuazione della porta azzurra. Avendo arrancato un faticoso successo nella scoperta, si abbandonavano poi ad un progressivo scemare di entusiasmo. Ingannavano l’attesa del risultato con fastidiosi sfotti al prossimo che, ora esultante, ora deluso da un tiro sbagliato, non voleva saperne di prestare loro attenzione. Improvvisamente dalle casse uscirono le suggestive parole che calamitarono il loro interesse: “Il giocatore numero dieci ha importanti capacità balistiche”.
Suonarono loro come sentenza profetica. Il tempo residuo al finir della partita sarebbe trascorso invano sorridendo, sparando monche gratuità sulla magnetica affermazione.
Tirando calci sul proprio tessuto cerebrale i nervi impazzarono e seguendo imprevedibili traiettorie colpirono centri inaspettati. Carpirono segreti assoluti e inarrivabili nella stupida inconsapevolezza delle loro parole. Le buffe sagome non conobbero mai l’intensità dei loro bersagli e rimasero un po’ lì, inebetite, ad osservare l’impazienza altrui, senza difendere la loro balistica nevrotica. Poi la partita finì e il loro straziante vociare si spense.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco la filosofia della balistica che ritorna.
Anch'io in quei giorni sentii di dover sfruttare la novità, e mi misi a scrivere un testo che intitolai "Balistica del desiderio", desiderio che poi cadde, forse in un deserto di sogni, perchè nulla può essere toccato se prima non ci si è lavati le estremità da condividere.

Fotsirk Alokin ha detto...

Cazzo, ora che ci ripenso mi ricordo bene quella giornata... un post-it scritto dalla Fra su Materazzi e appiccicato tra gli altri... o forse era Italia-Australia? Ah sì, mi sono confuso... erano gli ottavi di finale quando l'Italia vinse grazie a un calcio di rigore inesistente (italina italietta!), realizzato da Totti: il numero 10 e le sue capacità balistiche... peccato non abbia provato a fare il tanto bistrattato e rischiosissimo cucchiaio... alla faccia di chi prende il calcio così sul serio!
In realtà io Italia-Usa l'ho vista a Imola sul megaschermo dell'Heineken festival tra l'esibizione dei The Darkness e quella dei Metallica... sia chiaro, io ero lì per lavorare, altrimenti ci sarei andato il giorno prima che c'erano i Depeche Mode!
Probabilmente il numero 10 di cui si parla in questo bel post era quello degli USA... io di questa partita più che altro mi ricordo tanti cartellini rossi, e certi balismi di certi gomiti che precipitando su certi nasi, li ridussero inevitabilmente in poltiglia: meravigliosa zuppa di grissini e passata di pomodoro.

Anonimo ha detto...

Mi spiace, vi siete sbagliati, il commentatore non parlava di me

Anonimo ha detto...

La partita era Italia-Usa.

Il numero esatto ed il nome del calciatore virtuoso sono stati dimenticati.

Eravamo a casa di Ben Harper.

Aracnik non c'era.

Fotsirk Alokin ha detto...

Ah è vero... quella bellissima serata grigliata che io non c'ero!

Non ci sono più le estati di una volta, soprattutto a febbraio.

Anonimo ha detto...

ciao

Anonimo ha detto...

andate a cagare fancazzisti!!!non avete di meglio da fare che scrivere fiumi di parole senza senso?!

Anne Bonny ha detto...

sento puzza di fonzie

Anonimo ha detto...

hei!